Quando parliamo di spannolinamento, spesso ci concentriamo sull’aspetto pratico: imparare a usare il vasino, togliere il pannolino, evitare “incidenti”.
Ma per il bambino, questa tappa è anche – e soprattutto – un evento emotivo. In particolare, la defecazione rappresenta un passaggio complesso, legato all’identità, al corpo e alla relazione con l’altro.
💩 Il primo “lasciare andare”
Per molti bambini, vedere le proprie feci nel vasino o nel wc è una scoperta sconvolgente: ciò che prima restava nascosto nel pannolino ora è visibile, concreto… e “esce da loro”.
Secondo S. Freud, nella sua teoria dello sviluppo psicosessuale, questo momento rientra nella cosiddetta fase anale (circa 1,5–3 anni).
Durante questa fase il bambino inizia a percepire che può trattenere o rilasciare ciò che ha dentro di sé. Questo potere sul corpo diventa anche un primo strumento di controllo sulle relazioni e sull’ambiente (Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905).
Per Freud, il gesto del trattenere o del lasciar andare ha valore simbolico: è il primo esercizio di autonomia, ma anche una prova emotiva, perché le feci possono essere vissute come “una parte di sé” che se ne va.
🧠 Il corpo che comunica
Anche la pediatra e psicanalista Françoise Dolto sottolineava che il bambino costruisce la propria immagine corporea in relazione alle esperienze sensoriali.
Nel suo libro L'immagine inconscia del corpo (1984), Dolto spiega come la separazione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori non sia scontata nei primi anni: le feci possono sembrare al bambino qualcosa di sé che va perduto, e ciò può causare disagio, rifiuto o trattenimento.
📊 Comportamenti comuni, motivazioni profonde
Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics, circa il 22% dei bambini mostra un rifiuto specifico nel fare la cacca nel vasino, un fenomeno chiamato Stool Toileting Refusal (Christophersen et al., 1998).
Tra le cause principali ci sono:
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esperienze precedenti dolorose (stitichezza),
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ansia da separazione,
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difficoltà a lasciare il controllo,
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cambiamenti ambientali o familiari.
L'autorevole pediatra T. Berry Brazelton, nel suo approccio allo spannolinamento, ha ribadito l’importanza di non forzare il bambino: “I bambini imparano a controllare i loro sfinteri quando sono pronti, non quando lo vogliamo noi” (Toilet Training: The Brazelton Way, 1999).
👨👩👧 Come accompagnare il bambino con consapevolezza
✅ Ecco alcune strategie efficaci:
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Rispetta i tempi del bambino: non tutti sono pronti nello stesso momento.
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Evita pressioni e confronti con altri coetanei o fratelli.
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Parla apertamente della cacca, senza vergogna né toni negativi. (Questo non demonizzare la cacca andrebbe eseguito anche ben prima dello spannolinamento, per esempio quando si associa il fatto di non poter toccare un oggetto sporco perché: è cacca)
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Normalizza il processo: “È il tuo corpo che lavora bene!” (È invece il nome giusto per affrontare il tema della gestione dei rifiuti o quello dei processi digestivi)
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Offri strumenti simbolici: storie, pupazzi che vanno sul vasino, routine prevedibili. Leggi libri in cui altri cuccioli affrontano il tema dell’uso del vasino
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Rassicura: “Anche se qualcosa esce da te, tu resti sempre intero e al sicuro.” (Ti stai separando da qualcosa che a te non serve più ma potrebbe trasformarsi in nuovo nutrimento per la terra)
📚 Fonti e letture consigliate
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Freud, S. (1905). Tre saggi sulla teoria sessuale.
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Dolto, F. (1984). L'immagine inconscia del corpo.
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Brazelton, T. B. (1999). Toilet Training: The Brazelton Way.
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Christophersen, E. R., et al. (1998). “Stool toileting refusal: Characteristics and treatment.” J Dev Behav Pediatr. 19(1):17–21.
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American Academy of Family Physicians. (2008). Toilet Training Guidelines. aafp.org
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Family Seat. (2023). The Impact of Separation Anxiety on Potty Training. familyseat.com
🧡 In conclusione
Lo spannolinamento è un rito di passaggio che tocca molto più della sola autonomia fisica.
Dietro la difficoltà di “fare la cacca” c’è il bisogno di essere capiti, rassicurati e accompagnati nel lasciare andare – fisicamente ed emotivamente – qualcosa di proprio.
Con pazienza e consapevolezza, possiamo aiutare i nostri bambini a vivere questo momento come una conquista, e non come una perdita.