Allattamento al seno (esperienza con Sara)
Sara è nata a 39 settimane esatte, proprio come oggi, all’alba di un venerdì.
Ho ben avviato l’allattamento ma non avevo ancora fatto i con la mia inesperienza sulla gestione della temperatura corporea del neonato.
Nascendo in autunno il luogo comune era “coprila che fa freddo”. Allora come oggi eravamo a maniche corte. Risultato della troppa attenzione fu un calo di peso evidente (cit.”i bambini con troppo tepore vengono trattenuti forzatamente nella fase del sonno”)
E così, ad una settimana di vita mi diedero l’aggiunta. Ricordo ancora le lacrime che ho bevuto per una settimana. Il mio senso di inadeguatezza, di non essere sufficientemente in grado di nutrire mia figlia.
Fatto sta che l’unica alleata fu proprio lei, Sara, che tenacemente voleva la mamma e rifiutava con tutte le forze il latte formulato.
Sfinita, ad ogni prova cominciai il mio peregrinare tra i pediatri. Da subito stitichezza (che di porta tutt’ora) e continui episodi di dermatite.
Ho cercato di seguire le prescrizioni pediatriche, ho combattuto ragadi e ingorghi, sperduta in un mondo in cui non riuscivo ad orientarmi.
A due mesi di vita, dopo l’ennesimo episodio di dermatite mi recai in ospedale. Lì, per la prima volta mi sentii ascoltata, lì per la prima volta ascoltarono mia figlia. Mi fu ordinato di assecondarla, di lanciare, ogni schema orario, ogni parametro rigido sull’allattamento dalla finestra. Sara cresceva, nei limiti percentili ,ma cresceva.
Il 16 dicembre tornammo all’allattamento esclusivo per i successivi 11 mesi, in “direzione ostinata e contraria” ma piene d’amore.
La dermatite e la stitichezza ce le siamo portate dietro, ma anche tutto il resto del nutrimento: gli aspetti “fisiologico, psicologico, emotivo”.
Ho ben avviato l’allattamento ma non avevo ancora fatto i con la mia inesperienza sulla gestione della temperatura corporea del neonato.
Nascendo in autunno il luogo comune era “coprila che fa freddo”. Allora come oggi eravamo a maniche corte. Risultato della troppa attenzione fu un calo di peso evidente (cit.”i bambini con troppo tepore vengono trattenuti forzatamente nella fase del sonno”)
E così, ad una settimana di vita mi diedero l’aggiunta. Ricordo ancora le lacrime che ho bevuto per una settimana. Il mio senso di inadeguatezza, di non essere sufficientemente in grado di nutrire mia figlia.
Fatto sta che l’unica alleata fu proprio lei, Sara, che tenacemente voleva la mamma e rifiutava con tutte le forze il latte formulato.
Sfinita, ad ogni prova cominciai il mio peregrinare tra i pediatri. Da subito stitichezza (che di porta tutt’ora) e continui episodi di dermatite.
Ho cercato di seguire le prescrizioni pediatriche, ho combattuto ragadi e ingorghi, sperduta in un mondo in cui non riuscivo ad orientarmi.
A due mesi di vita, dopo l’ennesimo episodio di dermatite mi recai in ospedale. Lì, per la prima volta mi sentii ascoltata, lì per la prima volta ascoltarono mia figlia. Mi fu ordinato di assecondarla, di lanciare, ogni schema orario, ogni parametro rigido sull’allattamento dalla finestra. Sara cresceva, nei limiti percentili ,ma cresceva.
Il 16 dicembre tornammo all’allattamento esclusivo per i successivi 11 mesi, in “direzione ostinata e contraria” ma piene d’amore.
La dermatite e la stitichezza ce le siamo portate dietro, ma anche tutto il resto del nutrimento: gli aspetti “fisiologico, psicologico, emotivo”.